domenica 8 marzo 2015

Segnalazione "C'era un italiano in Argentina..." di Claudio Martino e Paolo Pedrini

Buon pomeriggio! :) Ecco il secondo post di oggi: vi segnaliamo un libro che parla di Vittorio Meano, un architetto piemontese realmente esistito e misteriosamente ucciso: gli autori hanno indagato e cercato, grazie a documenti, inchieste e reportage, di far luce sull'accaduto. Di seguito vi lascio alla scheda del libro e a una biografia sugli autori, oltre al link del sito web.

Titolo: C'era un italiano in Argentina...
Autore: Claudio Martino e Paolo Pedrini
Pagine: 232
Editore: Hever Edizioni
Prezzo cartaceo: 15,00 €

TRAMA:
Un personaggio dimenticato e affascinante vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo: l'architetto piemontese Vittorio Meano, autore a Buenos Aires del Teatro Colón e del Palazzo del Congresso nonché a Montevideo del Palazzo legislativo. Artista dall'enorme talento fin qui avvolto nel mistero, a cominciare dall'assassinio avvenuto all'apice della carriera, a soli 44 anni. Claudio Martino e Paolo Pedrini, nella loro attività di giornalisti, si sono imbattuti in Vittorio Meano del tutto casualmente, durante una ricerca che stavano svolgendo al Museo dell'emigrazione di Frossasco (Torino), unica istituzione che serba traccia di lui: folgorati dalla scoperta, hanno voluto scriverne la storia. Da queste premesse ha preso corpo un saggio, dallo stile asciutto e personale, frutto di un'accurata indagine: partiti dalle scarne notizie iniziali, gli autori sono riusciti ad approfondire e ampliare le stringate informazioni di partenza attraverso il reperimento dei rari testi italiani che accennano a questo gigante dell'arte e, soprattutto, l'acquisizione di preziosi documenti argentini mettendo insieme il materiale in grado di ripercorrere la parabola di Meano. Il libro ne ricostruisce la vita, dalla nascita a Gravere all'infanzia a Susa, dagli studi a Pinerolo alla giovinezza torinese, dal viaggio verso il Sudamerica all’amicizia e alla collaborazione con Francesco Tamburini, dalle vicende umane a quelle professionali intessute nella capitale platense, per concludersi con l'omicidio e i retroscena. Sono pagine sorprendenti, scritte in modo agile e coinvolgente, mai noiose seppur dense di particolari e di riferimenti precisi. Il testo, che in alcune parti riveste i caratteri dell'inchiesta e a tratti assume i contorni del noir, oltre a narrare un'esistenza da romanzo e a sviscerare un enigma da film giallo parla altresì dell'emigrazione italiana, di Torino e Buenos Aires nell'Ottocento e della cifra artistica dei lavori meaniani. Il racconto biografico diventa affresco storico e si presta a ulteriori piani di lettura: l'analogia tra il malaffare pubblico-privato dell'epoca e quello attuale, gli insabbiamenti con i relativi depistaggi in auge allora come oggi, i segreti e delitti di Stato sempre pronti a irrompere per occultare la verità. Un quadro d'insieme all'interno del quale Vittorio emerge con la sua figura intrigante e controversa di uomo potente che seppe ingraziarsi i vertici della politica, destreggiandosi con perizia fra gli interessi economici e la corruzione dilagante di una Nazione in crescita sfrenata. Ma anche di uomo forse perseguitato e tormentato, certamente sopraffatto dagli eventi.

GLI AUTORI: Claudio Martino e Paolo Pedrini
Entrambi reduci dall’Università di Torino, laureati l’uno in legge e l’altro in agraria, si sono incrociati per la prima volta sul fronte di lavoro, nel 1986, occupati all’interno della stessa organizzazione associativa agricola. Hanno subito fraternizzato in un sodalizio che dura da allora, tra alterne vicende in cui i destini professionali di ciascuno (sia come campo di attività sia per ambito territoriale) si sono allontanati e riavvicinati più volte.
Un leitmotif ha fatto sempre da sfondo all’impegno comune e
agli intervalli di distacco: la costante collaborazione con testate giornalistiche nazionali e locali dettata dalla passione di scrivere, che si è articolata in reportages, inchieste, ritratti, rubriche, interviste, attualità, commenti e anche cronache, condotti sovente a quattro mani.

“C’era un italiano in Argentina…” è la loro opera d’esordio.

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