Visualizzazione post con etichetta Beat. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Beat. Mostra tutti i post

giovedì 3 marzo 2016

Recensione "La moglie dell'aviatore" di Melanie Benjamin

Buongiorno, lettori! Scusate la mia sparizione ma ultimamente va così purtroppo! Oggi vi parlo dell'ultima lettura di febbraio e la migliore del mese, anche. Devo ringraziare di cuore la Beat per la copia inviatomi, i loro libri sono sempre una garanzia.


- In uscita il 3 marzo -

Titolo: La moglie dell'aviatore
Autore: Melanie Benjamin
Traduttore: Maddalena Togliani
Pagine: 416
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: Beat
ISBN: 978886559313-4
Prezzo di copertina: 9,00 €

Trama: È il 1927 quando Anne Morrow incontra per la prima volta Charles Lindbergh. Lei è una ragazza piena di grazia e impeto giovanili, con i capelli scuri e curve inadatte agli abiti dalla linea dritta dell'epoca. Figlia dell'ambasciatore americano in Messico, un uomo appartenente allo stesso mondo e alla stessa cerchia sociale di Joseph e Rose Kennedy e di Henry Ford, Anne sogna "relazioni scandalose" pur di non diventare un giorno come una di quelle vecchie rinsecchite che, ai tornei di bridge, passano il tempo a malignare sui giovani e sui loro sogni. Lui è un ragazzo di venticinque anni che nel mese di maggio di quell'anno è diventato un eroe: ha sorvolato l'oceano Atlantico come un'aquila, e in solitaria per giunta, conquistando non solo l'intero pianeta ma anche il cielo sovrastante. Da allora è immortalato per l'eternità in fotografie e cinegiornali mentre sventola allegro la mano dalla cabina di pilotaggio, snello e abbronzato nella sua tuta da aviatore troppo larga, i capelli biondi tagliati cortissimi, rasati sulla nuca e con una frangia da adolescente. Oppure appoggiato con atteggiamento disinvolto al suo aereo; anzi, per lui l'aereo, lo Spirit of St. Louis. I Morrow hanno invitato il giovane aviatore nella speranza che i suoi occhi si posino su Elisabeth, la sorella maggiore di Anne, la bella di casa con il suo incarnato di porcellana, i riccioli biondi e i grandi occhi azzurri...
Voto:


La moglie dell'aviatore di Melanie Benjamin è una biografia romanzata dei coniugi Lindbergh, famosissimi in America e nel mondo per essere stati la prima coppia di aviatori.

La storia è raccontata dal punto di vista della moglie Anne Morrow Lindbergh famosa, oltre che per gli importanti traguardi intrapresi come prima donna aviatrice, come scrittrice. Il libro racconta, quindi, tutta la vita della coppia dal suo punto di vista dal 1927 al 1974.
Anne è una giovane studentessa di Lettere del Smith College, nonché figlia dell'ambasciatore del Messico Dwight W. Morrow. Nel Natale del 1927 torna a casa e in questa occasione incontrerà per la prima volta Charles Lindbergh, che pochi mesi prima era diventato l'uomo più famoso del mondo per essere stato il primo aviatore ad aver attraversato il Pacifico in solitaria con l'aereo Spirit of Saint Louis (oggi esposto a Washington). Sin da subito Anne resta affascinata e ammaliata dal ragazzo, vedendolo, come tutta l'America, come Lucky Lindy, l'Aquila Solitaria e come l'Eroe della nazione.
I due si sposeranno nel 1929 e Anne sarà la prima donna a prendere il brevetto di volo, a studiare la geografia astronomica e a seguire il marito nei suoi lunghi viaggi, tracciando le prime rotte aeree. 
Nel 1932 i coniugi saranno stravolti dal rapimento e omicidio del loro primogenito e Anne si troverà a dover fronteggiare il dolore della perdita da sola: il marito, infatti, le vieterà di piangere in sua presenza perché non vuole vederla così "debole". Successivamente i coniugi continueranno a volare nel resto del mondo, visitando la Germania hitleriana dove inizialmente avevano pensato di trasferirsi, finché Anne chiede a Charles di non voler volare più perché vuole stare più vicina ai loro 4 figli, cosa che lo lascerà inizialmente sconcertato, ma che poi, pur malavoglia, accetterà.
Charles Lindbergh è un uomo freddo, non riesce ad esprimere le proprie emozioni e talvolta i suoi comportamenti sfociano in crudeltà e tirannia, molte volte nei confronti dei figli, pur essendo stato uno degli uomini più coraggiosi che l'America abbia mai avuto. Il suo rapporto con la moglie è di grande affetto, anche molto misurato da parte di lui e la passione è uno degli elementi più forti che lega la coppia. 
Anne è una ragazza che non conosce sé stessa, che non sa cosa vuole e che vivrà per anni sotto il dominio e l'influenza del marito, pur essendo stata una donna straordinariamente intelligente. Solo verso i cinquant'anni e dopo che i figli saranno andati via di casa, forse a causa della lontananza del marito (che tornava solo poche volte l'anno e per brevi periodi) riuscirà a capire cosa vuole davvero rendendosi conto di valere molto: per questo motivo cercherà una propria indipendenza prendendo in affitto un appartamento nella Grande Mela e costruendosi una vita diversa da quella finora vissuta. Nel 1955 pubblica il suo più grande romanzo Dono dal mare e in quegli anni si circonda di persone stimolanti che ridaranno nuovo slancio alla sua vita, avviando anche una relazione con un medico (e anche se non viene citato nel romanzo, stando alle fonti Wikipedia anche con l'autore e aviatore Antoine de Saint-Exupéry). 
Ci ritroviamo poi catapultati nel 1974: Lucky Lindy, suo marito, è in fin di vita, malato di leucemia, ma Anne scopre per mezzo di alcune lettere dei tradimenti di lui. Charles Lindbergh, infatti, aveva il chiodo fisso della discendenza "pura" e più volte era stato criticato di razzismo negli anni '40: avviò 3 relazioni in Germania, dalle quali nacquero ben 7 figli. 

La storia di Anne, ma anche quella di Charles, non fu una vita facile, ma sicuramente fu piena. 
Personalmente mi ha fatto rabbia vedere che una donna forte e intelligente come Anne si sia fatta mettere in ombra e certe volte manipolare dal marito solo per i propri fini. Mi sono detta "erano gli anni '30, era un periodo diverso dal nostro", ma no: più volte nel corso del romanzo familiari e amici facevano riferimenti velati in merito alla nostra protagonista, cercando di spingerla a far valere la propria opinione, così come c'erano esempi di donne che facevano sentire con coraggio la propria voce, proprio come oggigiorno. 
Probabilmente Anne era troppo giovane, succube e sottomessa dal fascino e dall'importanza storica e mondiale del marito per farsi valere. L'unica spiegazione che riesco a darmi è che sia cresciuta in una famiglia nella quale veniva poco o per nulla apprezzata e questo deve averle dato poca autostima, cosa che l'ha portata a comportarsi di conseguenza. Charles Lindbergh da quel che si evince dal romanzo ha avuto una famiglia non facile: se non ricordo male il padre andò via quando era un bambino e la madre lo crebbe in maniera fredda e distaccata. Era sicuramente un uomo particolarmente coraggioso, al quale vanno riconosciuti moltissimi meriti, ma resta il fatto che approfittasse della moglie, era un uomo freddo e in certe situazioni si comportò nella maniera sbagliata.

L'autrice riesce a descrivere bene la relazione fra i due, l'affetto e l'ammirazione che Anne provava nei confronti del marito, così come sottolinea gli sporadici moti d'affetto di lui nei suoi confronti. Grande importanza dà alle avventure intraprese e affrontate dai Lindbergh, che resteranno nei libri di storia per sempre, anche se probabilmente i meriti saranno dati solo a lui.  
Il romanzo cattura il lettore e risulta impossibile separarsi dalle sue pagine, ci si sente davvero immersi nelle vicende, portati in aereo da una parte all'altra del mondo, ci si ritrova a incoraggiare e sperare insieme ad Anne e non solo, a vivere insieme i momenti difficili della sparizione del bambino, ma anche l'asfissia e la persecuzione da parte della stampa. Ci sono decine di cose da dire su questo romanzo, ma sono sicura di essere riuscita ad esprimerne soltanto alcune, quello che vi posso però dire è di leggerlo: è una lettura bella, importante, per certi versi difficile (dopo aver letto della vicenda del bambino l'ho dovuto mettere in pausa per almeno un giorno, tante sono le emozioni che trasmette), ma è uno di quei libri il cui ricordo permane a lungo. Poi le biografie hanno secondo me una marcia in più: sono situazioni, persone, avvenimenti realmente avvenuti (anche se sì, certo, sempre in maniera romanzata), ma un buon 80/90% sono documentati e raccontati attraverso un libro restano meglio impressi nel cuore e nella mente di chi legge.
Leggerò sicuramente altro di questa talentuosa autrice e quindi non posso fare altro che consigliarvene la lettura.

In ultimo vi lascio un video, da quanto ho visto è forse l'unico in cui si vedono interagire i coniugi, che mi ha lasciata perplessa: vedete come si comporta lui? Mah. 

Ho già detto abbastanza: leggetelo! 

martedì 7 luglio 2015

Recensione "Io so perché canta l'uccello in gabbia" di Maya Angelou

Rieccomi qui! ^^ Dopo aver pubblicato i nomi delle fortunate vincitrici del Summer Giveaway (qui) e aver spedito i loro pacchetti... ho proprio voglia di pubblicare una recensione! E quale migliore occasione se non quella di un libro che ho apprezzato molto, anche se non è stata una lettura propriamente facile! Inoltre, ci tengo a ringraziare la Beat per avermene inviata una copia, gentili come sempre. A voi la recensione! ^^

Titolo: Io so perché canta l'uccello in gabbia
Serie: Maya Angelou's Autobiography #1
Autore: Maya Angelou
Traduttore: Maria Luisa Cantarelli
Pagine: 264
Anno di pubblicazione: 2015 (1969)
Editore: Beat
ISBN: 9788865592625
Prezzo: 13,90 €

Trama: Il libro muove dall’arrivo di Maya, tre anni, e di suo fratello Bailey, quattro anni, a Stamps, nell’Arkansas. Spediti nel profondo Sud a casa della nonna, dopo la separazione dei genitori. È la stagione in cui i luoghi appaiono ancora sotto la luce magica dell’infanzia. Maya vive con la nonna e lo zio nel retro dell’Emporio di cui Momma (così viene chiamata la nonna) è proprietaria da tempo e, tra granaglie per i polli, cherosene, lampadine, stringhe, lozioni, palloncini e semi di fiori, gioca ininterrottamente con Bailey, come in un luna park senza guardiano.
Nell’America degli anni Trenta, tuttavia, eroi e orchi, incanti e orrori accompagnano inevitabilmente l’esistenza di una bambina di colore. Eroi, per Maya, sono i raccoglitori di cotone che scendono dal retro de gli autocarri, si piegano giù fino a terra e, stanchissimi, le dita tagliate, le schiene, le spalle, le brac cia, le gambe sfinite, si assembrano nell’Emporio. Orchi sono i «ragazzi» bianchi del Ku Klux Klan che, con gli occhi pieni di odio e le facce di pietra, calano a Stamps e costringono lo zio di Maya e gli altri neri a nascondersi tra gli escrementi del le galline. Orco è Mr. Freeman, l’amico della mamma, un uomo grande, grosso e flaccido che a St. Louis, in Missouri, una sera di primavera l’attira a sé.
Voto:


Questo bel libro non è altro che la prima parte delle sette biografie dell'autrice, Maya Angelou. Su questa donna ci sarebbe davvero molto da dire, ma ne accennerò soltanto.

Maya Angelou è stata una poetessa, scrittrice, sceneggiatrice, ballerina, attrice e molto altro ancora. Nata nel 1928, ha vissuto una vita per nulla facile: da bambina viene separata insieme al fratello dai genitori e vanno a vivere dalla nonna e dallo zio, verso gli 8 anni ritorna a vivere con la madre, dove viene violentata dal suo compagno. Ritornerà dalla nonna e di nuovo dalla madre verso i 15 anni. Dopo pochi anni resta incinta e diventa ragazza madre. È stata la prima poetessa a recitare un proprio testo all'inaugurazione presidenziale, all'insediamento di Bill Clinton, portavoce della popolazione afroamericana e nel 2011 le è stata conferita la Medaglia presidenziale della libertà, onorificenza massima negli Stati Uniti, da Obama.

In questo libro l'Angelou ci racconta la sua storia dall'età di 3 anni fino ai 16 anni.

Quello che colpisce è la schiettezza con la quale l'autrice ci racconta la sua vita, senza nascondere errori ed episodi che in un certo senso la "intaccano". Ci racconta con il senno di poi quello che a subìto (lo stupro a 8 anni), quello che la circondava (la violenza e la discriminazione contro i neri), quello che era la sua famiglia (brave persone come Momma o gente di malaffare come la famiglia della madre), speranze e dubbi prima di una bambina e poi pian piano di una ragazzina e infine di una donna curiosa, determinata, forte, istruita ed estremamente intelligente. 
Nonostante non sia stata una lettura delle più facili, è stato molto interessante ed istruttivo leggere attraverso le parole della donna che ha vissuto in prima persona tutto quello che ci viene raccontato, il suo vissuto. È interessante vedere con occhi reali quello che succedeva dagli anni '30 in poi ai neri del Sud, anche se attraverso il filtro di una bambina alla quale, per ovvie ragioni, non veniva raccontato tutto (anzi, per nulla!) di quello che succedeva e soprattutto perché: spesso Maya si è chiesta nel corso del libro perché i neri venivano trattati così, soprattutto considerando che "i bianchi" erano per lei qualcosa di assolutamente astratto e lontano, dovuto anche alla separazione nella convivenza: esisteva il "paese dei neri" e quello dei bianchi aldilà della ferrovia. 

Consiglierei il libro a chi ha voglia di leggere un pezzo di vita e di storia dei neri d'America, con ruvida vivezza e attraverso le parole di una donna che ha vissuto sulla pelle quegli anni. 

Inoltre, trovo che la vita di questa donna sia importante da conoscere oltre che da trasmettere. 


Spero che in Italia vengano pubblicati anche gli altri volumi della biografia perché mi piacerebbe molto continuare a leggerla.

lunedì 4 maggio 2015

Recensione "La specialista del cuore" di Claire Holden Rothman

Buongiorno lettori!
Ecco qui la mia ultima recensione, vi parlo di un libro che ho letteralmente adorato e che consiglio a tutti voi!! *-* Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ringrazio la Beat per avermi dato la possibilità di leggere questo romanzo!

Titolo: La specialista del cuore
Titolo originale: The heart specialist
Autore: Claire Holden Rothman
Pagine: 379
Editore: Beat
Anno di pubblicazione: 2015
ISBN:  978-8865592533
Prezzo di copertina: € 9.00

Trama: E una gelida notte d'inverno del 1874 quando Honoré Bourret, rinomato medico di St Andrews East, ridente cittadina del Quebec vicina alla foce del fiume Ottawa, entra nella camera di Agnès, la sua bambina di cinque anni, la bacia, esce, poi raccoglie nella sua stanza qualche vestito e i soldi messi da parte per il battesimo di Laure, l'altra figlia di cui sua moglie è in attesa, e scappa. Una fuga generata da un'accusa orribile: aver percosso e affogato sulla riva dell'Ottawa Marie, sua sorella, una ragazza storpia e muta, diventata, a detta degli abitanti di St Andrews East, un peso insopportabile per lui e la sua carriera dopo la scomparsa dei loro genitori. Da quella notte d'inverno, un pensiero ossessivo si insinua nella mente di Agnès: ritrovare suo padre, "quell'uomo triste e tenebroso", e riconquistarlo. Alla morte della madre, incapace di sopravvivere agli eventi, Agnès, la pelle scura come quella di una zingara, viene accudita dalla nonna assieme a sua sorella Laure, bella come un angelo coi suoi capelli setosi e color del grano. Mentre Laure si rifugia nel suo mondo protetto e incantato di bambina dalla salute cagionevole, Agnès coltiva con ostinazione un sogno apparentemente irrealizzabile per una ragazzina del XIX secolo: percorrere le stesse orme del padre, diventare medico, nella speranza di poterlo un giorno incontrare.
Voto:
 

Canada, 1800: ispirata alla vera storia di Maude Abbot, una delle prime dottoresse canadese, “La specialista del cuore” è entrato immediatamente tra le letture più belle di quest'anno.

E' un libro che ho divorato e letteralmente adorato, la storia è interessante già di per sé ma a renderla così coinvolgente dal mio punto di vista è stata la protagonista:
Agnes è una personaggio eccezionale: ha un carattere forte ma sotto sotto molto sensibile, ha costanza e intelligenza, è curiosa e tenace ed ha una forza di volontà incredibile che la porterà ad affrontare una società dura e spietata verso le donne “capaci” e vogliose di sapienza e indipendenza.

La sua è una storia curiosa e particolare che andremo a scoprire piano piano in ogni sua fase: la conosciamo all'età di cinque anni, la sera che viene abbandonata dal padre, la vediamo crescere con la nonna materna e appassionarsi alla natura e al mondo animale trovando un appoggio sicuro nell'amorevole governante, la vediamo riuscire negli studi e avere la possibilità di entrate all'università, la vediamo incuriosirsi vero quell'organo umano senza cui non potremmo mai vivere e che l'aiuterà a cercare quel padre diventato ormai famoso per uno scandalo...mi fermo qui perchè dovete leggerlo per scoprire tutto il resto!

A parte la protagonista che mi ha colpita particolarmente c'è da dire che la parte sentimentale mi ha del tutto coinvolta: non potete capire Jakob e Agnes che coppia! Ho adorato l'orso burbero e chiuso di Jakob appena è entrato in scena, ho tifato per loro dall'inizio percependo da subito la loro attrazione fisica e mentale! Davvero adorabili e soprattutto per niente mielosi!

Non mi resta che consigliarvelo caldamente, sono sicura che appassionerà ognuno di voi sapere di questa grande donna che ha avuto il coraggio di sfidare la società e crearsi da sola il suo destino.



martedì 21 aprile 2015

Recensione "March. Il padre delle piccole donne" di Geraldine Brooks

Buondì lettori!
Come state??Quanto tempo!!Scusate l'assenza ma è un periodo impegnativo e ci saranno tanti cambiamenti all'orizzonte per me di cui vi parlerò presto...il trasloco, la burocrazia, la vita vera, il lavoro e tante altre cose da fare che ho pochissimo tempo per leggere e praticamente zero per passare nei vostri angolini...I'm sorry! =(
Ma eccomi che torno tra voi con una recensione veloce veloce, una pubblicazione recente della Beat che ringrazio per avermi dato la possibilità di leggere!

Titolo: March. Il padre delle piccole donne
Titolo originale:  March
Autore: Geraldine Brooks
Pagine: 320
Editore: Beat
Anno di pubblicazione: 2015
ISBN: 978-8865592502
Prezzo di copertina: €9.00

Trama: 1861, Virginia. La Guerra civile infuria e nel salotto di Augustus Clement, dove un tempo la moglie riceveva gli ospiti, ora sono accampati i feriti delle truppe unioniste. Accovacciato in un angolo c'è anche il cappellano March, che si perde nei ricordi di una notte di vent'anni prima quando, ancora venditore ambulante, era stato ospite di Augustus e aveva scoperto i baci e le carezze di Grace, la bella schiava di colore dei Clement. Per scacciare il turbamento di quella primavera, il cappellano estrae dalla tasca un piccolo involto di seta con un riccio biondo, un ciuffo nero, un ricciolo castano: le ciocche dei capelli di Amy, Beth e Meg, le sue figlie, le sue piccole donne lontane... Geraldine Brooks rivolge un doppio omaggio a "Piccole donne". Da un lato narra quello che nel celebre libro della Alcott è taciuto (l'anno che Mr. March trascorse in guerra) e, dall'altro, modella la figura di quest'ultimo su quella del padre vero della Alcott, Bronson Alcott, uno dei grandi esponenti dell'idealismo americano del XIX secolo con Emerson e Thoreau.
Voto:

In questo romanzo, pubblicato dalla Neri Pozza con il titolo “L'idealista” nel 2005 e vincitore del premio Pulitzer nel 2006, la Brooks tenta di dare una risposta alle domande e alla curiosità suscitate in ogni lettore, appassionato o meno, di “Piccole Donne”...chi è quella figurata maschile sempre costante nei pensieri delle piccole protagoniste ma che effettivamente l'autrice americana non ha mai svelato? Chi è quel Signor March, tanto caro a Jo e le sue sorelle, che appare solo ad inizio e fine romanzo??

Da questa idea parte un romanzo che si basa su un'ottima ricostruzione storica, su questo la Brooks non si è smentita, ma che purtroppo non ha saputo coinvolgermi come speravo.
Mi è piaciuta l'ambientazione, siamo negli anni abolizionisti, e la grande capacità della scrittrice di trattare usi e costumi dell'epoca mi ha portata indietro nel tempo ma credo che il grande difetto di questo romanzo sia nel protagonista.
Il sig. March è un uomo dalle tante parole ma pochi fatti, un uomo verso cui ho provato sentimenti contrastanti, che mi ha catturata con il racconto della sua giovinezza ma che nel corso della storia non sono riuscita ad apprezzare sia per i suoi sbagli che per i suoi atteggiamenti ma non solo.

E' un romanzo molto distante da quello della Alcott, è malinconico e triste, è un romanzo sicuramente particolare che però non riesco tuttora ad inquadrare perfettamente, è un romanzo piacevole e che tutto sommato scorre abbastanza ma non ha quel non-so-ché in più!
Un romanzo che vuole celebrare il grande classico per ragazze ma che tenta anche di risvegliare la curiosità del lettore verso la storia di Louisa M. Alcott e la sua famiglia, in particolare verso il padre, figura su cui la Brooks si è basata per ritrarre il cappellano March, ma che purtroppo secondo me non ha funzionato.

Non so se siate degli estimatori di “Piccole donne” (io decisamente no) e la figura del padre vi incuriosisca, potrebbe piacervi come no, ma ho trovato questo romanzo troppo tiepido, mi aspettavo di più e speravo di essere rapita come mi era successo con “Annus Mirabilis” e invece niente, avevo troppe aspettative.

martedì 3 febbraio 2015

Mini recensione "Agnes Browne mamma" di Brendan O'Carroll

Buondì gente!!
Come state??!!Vi ricordo che ieri sono partite le iscrizioni al nostro gruppo di lettura (trovate il banner nella sidebar a destra)...nel frattempo vi lascio una nuova recensione!!!Fatemi sapere la vostra opinione!


Titolo: Agnes Browne mamma 
Titolo originale: The Mammy 
Autore: Brendan O'Carroll 
Pagine: 170 
Editore: Beat 
Anno di pubblicazione: 2011 (1994) 
ISBN: 978-8865590034 
Prezzo di copertina: € 9.00 

Trama: Agnes Browne, trentaquattro anni, bella, proletaria, simpatia irresistibile, ha un banco di frutta e verdura al mercato del Jarro, turbolento quartiere popolare di Dublino, sette figli come sette gocce di mercurio e un'autentica venerazione per Cliff Richard. Purtroppo ha anche un marito che lascia i suoi guadagni agli allibratori, per poi rifarsi con lei a suon di ceffoni. Ogni mattina Agnes esce di casa alle cinque per incontrare l'amica Marion e iniziare insieme la giornata in allegria. Ogni venerdì gioca a bingo, per poi finire al pub di fronte a una pinta di birra e a un bicchiere di sidro. Non una gran vita, a parte le risate con Marion e le altre, al mercato. Finché, un bel giorno, Rosso Browne muore, lei rimane sola e comincia a godersi davvero l'esistenza. È l'inizio di un carosello di vicende esilaranti, in coppia con Marion, autentico genio comico, e alle prese con i figli che le propinano dilemmi adolescenziali, obbligandola a improvvisarsi consigliera (con grande spasso dei pargoli) o a vestire i panni dell'angelo vendicatore. Insomma, senza quel treppiede del marito attorno, la nostra Agnes pare tornata la ragazza dublinese che è stata - tanto che non manca uno spasimante, un affascinante bell'imbusto francese ignaro degli equivoci della lingua inglese. Intanto la vita continua, nella Dublino di fine anni settanta, tra gioie e dolori, un colpo basso della sorte e un girotondo di risate con Marion, i figli che crescono e, in testa, un sogno che sembra irrealizzabile.

Voto:



Non so se è un periodo fortunato per le mie letture, sta di fatto che anche questa volta sono entusiasta di parlarvi di questo libro!*-*
Se siete in un periodaccio, in cui avete i nervi a fior di pelle, non azzeccate nessuna lettura, non avete voglia di  veri e propri mattoni e non sapete come uscirne...allora Brendan O'Carroll è proprio l'autore che fa per voi!
Questo libro è davvero un gioiellino che vi farà fare della grosse e sane risate, passerete una giornata spensierata a divertirvi con Agnes!

Agnes Browne: giovane e bella, madre di sette figli, lavoratrice instancabile con la passione per Cliff Richard, dal carattere forte e diretto ed una simpatia naturale e irresistibile, ma con un unico problemuccio, Rosso, un marito manesco e indebitato.
Ma quando all'improvviso Rosso muore, è allora che la vita di Agnes inizia davvero, nonostante i problemi quotidiani siano tanti: mantenere sette figli, di cui solo uno abbastanza grande per dare una mano, non è per nulla facile quando si ha solo un banco di frutta e verdura al mercato, ma con l'aiuto e il supporto della fedele amica Marion, Agnes affronterà tutto con un'altro spirito, con passione per la vita e con tanto amore per i figli.

Agnes e Marion formano una coppia davvero straordinaria: due figure comiche all'inverosimile che vi faranno ridere come non mai, il bello della coppia è che risultano davvero reali con il loro linguaggio popolare, ricco di parolacce, la loro schiettezza e l'arroganza di rispondere sempre in un modo che potrebbe risultare offensivo se non fosse così divertente e naturale.

"Agnes Browne mamma" è davvero un capolavoro della comicità, è il ritratto di una donna forte e capace nella Dublino di fine anni Settanta, con gioie e dolori, problemi e sogni, perchè quello che non manca al libro sono i sentimenti e i buoni insegnamenti.
Leggetelo, non ve ne pentirete!

martedì 16 dicembre 2014

Recensione "Il palazzo d'inverno" di Eva Stachniak

Buongiorno readers!
Oggi vi lascio una nuova recensione ma prima vorrei ricordarvi che è una giornata speciale per tutte le Janeites come me perchè, quasi due secoli e mezzo fa, nasceva la nostra amata zia Jane e ci tenevo a ricordarla con voi, semplicemente con due paroline semplici ma molto sentite: grazie Jane!
Titolo: Il palazzo d'inverno
Autore: Eva Stachniak
Pagine: 413
Editore: Beat
Anno di pubblicazione: 2014
ISBN: 978-8865592052
Prezzo di copertina: € 13.90

Trama:  Varvara Nikolaevna ha sedici anni quando diventa una "protetta della Corona", una di quelle ragazze, orfane o abbandonate, al servizio dell'imperatrice Elisabetta Petrovna, la figlia minore di Pietro il Grande, salita al trono di Russia nel 1741. Orfana di un legatore polacco, svelta e già priva di tutte le illusioni proprie dell'adolescenza, abbastanza carina da doversi difendere da mille attenzioni nei corridoi del Palazzo d'Inverno, Varvara Nikolaevna rimarrebbe una delle innumerevoli e anonime ragazze del guardaroba imperiale, una goffa cucitrice vessata dalla capocameriera di corte madame Kluge, se non si imbattesse un giorno nel conte Bestuzev. Cancelliere di Russia e, secondo le voci ricorrenti tra le cucitrici, uno degli uomini che riscaldano spesso il letto di Elisabetta Petrovna, il conte cerca di non lasciarsi sfuggire nulla di ciò che accade nella residenza imperiale. Nella giovane Nikolaevna scorge una possibile portatrice della "verità dei sussurri ", la servetta capace di aprire cassetti nascosti, di staccare e ripristinare abilmente la ceralacca dalle lettere, di riconoscere all'istante libri cavi, bauli con doppi fondi, meandri di corridoi segreti. Dopo averla istruita all'arte di origliare senza farsi scoprire, le affida perciò il più delicato dei compiti: tenere d'occhio la principessa Sofia Federica Augusta Anhalt-Zerbst, la giovanissima tedesca scelta da Elisabetta come consorte dell'orfano di sua sorella, Karl Peter Ulrich, duca di Holstein, il quindicenne nominato principe ereditario...
Voto:

"Ecco cosa significa essere Imperatrice. Prendi quello che vuoi, scarti ciò che non ti serve più. Vivi in un mondo che ti permette di fare quello che ti va, perchè in questo mondo vite e destini dipendono da un tuo capriccio."

Caterina la Grande
Questa è la storia di Caterina la Grande, una delle imperatrici più amate della Russia: è la storia della sua ascesa al potere, il rapporto con un marito distante ed egoista, la lotta contro l'Imperatrice Elisabetta Petrovna ma soprattutto è la storia di una straordinaria amicizia tra due donne, Caterina e Varvara Nikolaevna, dama di corte e spia del palazzo.  
Chiaramente si tratta di una storia di finzione, ma è ispirata e basata su varie biografie di Caterina.

Siamo nella suggestiva San Pietroburgo di metà Settecento e
Palazzo d'Inverno
la nostra protagonista, Varvara, è una giovane sedicenne che rimasta orfana, si trasferisce al Palazzo d'inverno inizialmente come cucitrice per poi diventare dama di corte ma soprattuto una spia per il cancelliere di Russia. Perchè sarà proprio il Conte Bestuzev a capire immediatamente che dietro quell'esile ed elegante figura si celano intelligenza e furbizia, e quale occasione migliore per crescere una nuova "lingua" ?!
Varvara matura nel Palazzo, tra dame di compagnia e guardie, prima come spia per il Cancelliere poi per Elisabetta, quell'Imperatrice insoddisfatta ma potente che ha avuto l'audacia di conquistare un trono con un colpo di stato e la forza di governare un paese senza un principe consorte. Varvara capisce in fretta che deve conquistare la fiducia della zarina per poter rimanere a palazzo e quale modo migliore se non quello di spiare la principessa tedesca Sofia, scelta come consorte di suo nipote Pietro, principe ereditario??!!

Tra balli e feste, camere lussuose, corridoi bui e silenziosi e angolini nascosti si sviluppa una storia di intrighi e tradimenti, di assassini e colpevoli, di amori e passioni ma anche di crudeltà e gelosie. Immersi in un atmosfera unica e davvero "di un'altra epoca", veniamo a conoscenza di un'amicizia davvero importante e forte: quello tra Varvara e Caterina è un legame che sembra essere indissolubile, fatto di soli sguardi per capirsi, di promesse e di segreti, di sotterfugi per coprire colpe ed errori ma per regalare anche attimi di felicità; nonostante tutte le vicende che legano le due donne, resta sempre un rapporto serva-padrona che non può essere mai del tutto sincero ma che l'adorabile Varvara sente con tutta se stessa rischiando spesso la propria vita.

Varvara non è un personaggio realmente esistito ma la sua personalità è talmente "attraente" che non potrete non amarla: è una donna intelligente e coraggiosa, pronta a rischiare la propria vita sia per amicizia che per amore, è forte e non si arrende mai davanti ai problemi, un'amica ma ancora di più una mamma protettiva e fantastica.
Nonostante non abbia particolarmente amato la figura di Caterina, il ritratto fatto dall'autrice polacca è interessante: se all'inizio appare come una fanciulla esile e non particolarmente bella, un po' succube di una madre troppo ambiziosa, alla fine si rivelerà essere una persona, a mio parere, ambigua e furba
Compaiono molti personaggi, alcuni sono solo delle macchiette, altri caratterizzati molto bene nonostante le parti minori: tra quelli che spiccano ricordo la zarina Elisabetta (personalità particolare, superstiziosa ed invidiosa), il principe Pietro (viziato ed egoista, non particolarmente intelligente o dotato di altri pregi), il cancelliere Bestuzev (un ubriacone approfittatore ma molto astuto e furbo) e Egor Malikin (il marito di Varvara che nonostante appaia davvero pochissimo mi è piaciuto molto).

Che altro dire??!!Se vi piacciono i romanzi storici, se vi piacciono le ambientazioni nordiche, se amate la Russia e il Settecento allora dovete assolutamente leggere questo bellissimo romanzo; il fatto che abbia una protagonista davvero adorabile non ha fatto che aumentare ancor di più il mio giudizio già di per sé positivo! 
Vi ho incuriosito??!!

giovedì 4 settembre 2014

Recensione "La passione di Artemisia" di Susan Vreeland

Buongiorno gente!
Oggi vi lascio la recensione del libro più bello che ho letto a luglio...!*-*

Titolo: La passione di Artemisia
Autore: Susan Vreeland
Pagine: 327
Anno di pubblicazione: 2010 (2002)
Editore: BEAT
ISBN: 978-8865590041
Prezzo di copertina: €9.00

Trama: La straordinaria vicenda della prima grande pittrice della storia dell'arte, la donna che in un mondo ostile riusci a imporre la sua visione dell'amore e dell'esistenza. Sottoposta a processo dall'Inquisizione, accusata dal padre Orazio Gentileschi, ingiuriata e torturata, Artemisia si staglia come una figura epocale sullo sfondo delle grandi città italiane del Seicento, Firenze, Roma e Napoli, tra meravigliose atmosfere e descrizioni d'ambiente. Susan Vreeland, una delle scrittrici di maggior successo del mondo, ha iniziato con questo romanzo a dare voce a celebri artisti e muse dimenticate, raccontando l'arte per catturate la vita. 
 Voto:

Autoritratto
Artemisia Gentileschi nacque a Roma dal padre Orazio, famoso pittore da cui apprese lo stile caravaggesco. Fu la prima pittrice donna ad essere riconosciuta nel mondo dell'arte, nonché la prima ad essere ammessa all'Accamedia delle Arti del Disegno di Firenze; divenne simbolo del femminismo internazionale grazie all' impegno nel perseguire la propria indipendenza economica e affermazione artistica contro i pregiudizi che incontrò nella sua travagliata vita.

Susan Vreeland è una di quelle scrittrici che mi ha sempre attratta, scrive narrativa principalmente legata all'arte e ho scelto di avvicinarmici proprio con questo suo secondo romanzo, considerato proprio il suo capolavoro. (In Italia tutte le sue opere sono state pubblicate dalla Neri Pozza)

Susanna e i vecchioni 1622
(si pensa abbia preannunciato la violenza carnale)

Conosciamo Artemisia durante il processo per lo stupro subito da parte di Agostino Tassi, un aiutante del padre che lo denunciò quando non riuscì ad organizzare un matrimonio riparatore. La vediamo raccontare davanti a tutta Roma la violenza subita ed essere additata come tentatrice e bugiarda, la vediamo subire torture dall'Inquisizione per accertarsi della verità e infine la vediamo essere umiliata, davanti ad un padre che sembra imperturbabile, e visitata davanti ad un tribunale di pregiudizi e ignoranza.

La personalità di Artemisia è ciò che mi ha colpito particolarmente: è una donna forte e indipendente, coraggiosa ma molto sensibile è cresciuta senza madre, riceve in dono dal padre la passione per la pittura in tal misura che decide di farne un lavoro, ma per una donna del 1600 essere indipendente e non destare scandalo non è una cosa facile. Quando, dopo il processo, viene concessa sposa ad un modesto pittore fiorentino con la speranza di poter riguadagnare il suo stato di onorabilità, conoscerà l'amore e la passione, diventerà una donna ma soprattutto una madre; dovrà imparare a convivere con l'invidia di un marito che capisce di non essere al livello della moglie, dovrà prendere coscienza che sua figlia non è interessata all'arte, dovrà lottare per ottenere successo e posizioni...e alla fine le otterrà, non facilmente ma con costanza e devozione, non senza dolori e rinunce, smettendo di essere una moglie e una
madre che vive per la proprio prole.

Interessante è il rapporto con il padre: Orazio Gentileschi sicuramente non è una figura amabile soprattutto per il comportamento menefreghista che usa con la figlia, al primo posto ci sarà sempre la propria arte e tutti i legami passano in seconda posizione, quando riallaccerà i rapporti con Agostino sarà l'ennesima scelta sbagliata che rovinerà il rapporto con Artemisia che non riuscirà a perdonarlo se non sul letto di morte. 

Leggere questo romanzo storico è stata veramente una bella soddisfazione, avevo aspettative altissime e la Vreeland le ha soddisfatte tutte: ci ha raccontato la vita roccambolesca di una grande figura italiana, ha celebrato la pittura con uno stile accurato ma mai ridondante o pesante, e presentandoci la sua visione di personaggi come Galileo Galilei, Cosimo de' Medici e molti altri...
Consiglio il libro a tutti gli amanti del genere storico, a chi ama l'arte e la pittura in particolare.