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giovedì 26 novembre 2015

Recensione "Il grande Gorsky" di Vesna Goldsworthy

Buongiorno! La recensione di oggi è forse una delle più negative degli ultimi tempi: non è un libro brutto, ma non mi è nemmeno piaciuto moltissimo. Ve ne parlo meglio nella recensione.

Titolo: Il grande Gorsky
Autore: Vesna Goldsworthy
Traduttore: Mariagiulia Castagnone
Pagine: 162
Anno di pubblicazione: 2015
Editore: Mondadori
ISBN: 9788804650577
Prezzo di copertina: 16,00 €

Trama: "Era uno di quegli affari che capitano una volta nella vita, se si è fortunati." Per Nicholas, giovane libraio di Chelsea, l'affare si chiama Roman Gorsky: il miliardario russo più ricco e sfuggente di tutta Londra. Gorsky è speciale, i suoi modi sono eleganti con noncuranza, ha fascino, i suoi soldi non gridano, sussurrano, la voce è gentile e non ha bisogno di sfoggiare i simboli del potere. Cosa ci fa Roman Gorsky sulla soglia di una piccola libreria indipendente? Ha una richiesta, uno specialissimo desiderio per cui è pronto a pagare qualsiasi fortuna. Sta ristrutturando una nuova casa (un palazzo che faccia impallidire Buckingham Palace) e vuole che sia dotata della migliore biblioteca privata della città, anzi d'Europa. Non una biblioteca qualsiasi, ma quella di un lettore appassionato, piena di vecchi tascabili e edizioni rare, libri ereditati e novità ancora da leggere. Una biblioteca in grado di incantare… Chi? Natalia Summerscale. Incredibilmente bella e incredibilmente inavvicinabile. Lei e Gorsky si sono conosciuti nella Stalingrado della loro infanzia, poi si sono perduti. È per lei che Gorsky ha costruito tutta la sua fortuna, per lei da decenni costruisce un piano di conquista con la precisione di un generale dell'Armata Rossa. Per lei assolda il giovane Nicholas, Cupido complice e ingenuo del più assoluto degli amori. E Nicholas, scappato dalla guerra in Iugoslavia con in tasca un dottorato in Letteratura e pochi soldi d'eredità, viene di colpo catapultato nel mondo spudoratamente ricco, glam e luccicante della pericolosa oligarchia russa a Londra. Si innamorerà in modo sbagliato, avrà relazioni sensuali e fuori dalle regole, sarà deluso e capirà molte cose. Ma soprattutto dovrà realizzare la più audace delle fantasie: far innamorare di Gorsky una donna, solo per essersi aggirata nella sua biblioteca...
Voto:



Il grande Gatsby è uno fra i miei libri preferiti, uno di quei romanzi che oltre ad offrire una bellissima lettura riescono anche a trasmettere qualcosa a livello umano e personalmente è riuscito a trasmettermi dei valori di crescita personale, per cui quando ho notato la pubblicazione di questo libro non ho potuto fare a meno di inserirlo nella sempre più lunga wishlist, ma la vera manna è stato trovarlo a 4 € da Libraccio la settimana scorsa.
Sia chiaro, non mi aspettavo un capolavoro ma non ero nemmeno così prevenuta da credere si potesse rivelare una delusione, cosa che in parte è successa.

La rivisitazione che offre la Goldsworthy è sicuramente quella di una persona che ama l'opera di Fitzgerald e attraverso il suo romanzo è inevitabile notare la cultura di questa autrice. 
Il Gatsby del romanzo è stato riproposto con il nome Gorsky e non è più un miliardario americano, ma russo. Nick, la voce narrante, non è più un broker dell'America pre-crisi del '29, ma un bulgaro scappato dalla guerra alla fine degli anni '80 e approdato a Londra, dove lavora in una libreria.
Purtroppo devo dire che ho trovato il Nick di Vesna Goldsworthy antipatico, apatico e noioso. Gatsby è un personaggio che amo da morire, ma Gorsky purtroppo in questo romanzo mi è sembrato più un personaggio da sfondo che altro. Insomma, devo dire che la scrittura di questa autrice non mi ha emozionata e affascinata per nulla, rivisitazione o meno. Onestamente non sarebbe riuscita a conquistarmi nemmeno se questo libro fosse stato inventato di sana pianta da parte sua. 

Sicuramente si salva perché è scritto tutto sommato bene, anche se inizialmente l'ho trovato un po' lento (e petulante), ma poi una volta abituata allo stile è facile da leggere. 
Purtroppo non ho sentito nessuna familiarità/vicinanza con i personaggi: sono rimasti tutti un po' da sfondo e senza nessuna partecipazione emotiva.

In conclusione direi che no, non ci siamo. Se avete voglia di dargli una chance le pagine sono poche e potrebbe risultare una lettura gradevole, ma se proprio volete leggere qualcosa, leggete il capolavoro di Fitzgerald.

lunedì 25 maggio 2015

Recensione "Inferno" di Dan Brown

Buon inizio di settimana! Prima di accumulare le recensioni sì, come no! hai proprio la fila! >_<, ho deciso di pubblicare oggi quella di Inferno: una lettura che, dopo mesi, se non anni, di continui rinvii, ho finalmente deciso di leggere! :) Vi lascio alla recensione!

Titolo: Inferno
Serie: Rober Langdon #4
Autore: Dan Brown
Traduttore: 
Pagine: 712
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: Mondadori
ISBN: 9788804640691
Prezzo di copertina: 5,00 €

Trama: Il profilo di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di "infernale" ha molto. Il ritmo e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi. Non è sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante. È naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. È normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare. Ma ora è tutto diverso, non c'è niente di normale. 
È un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d'ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose, il professore deve scappare. Aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole, ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all'uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra.
Voto: 


Erano mesi che non facevo altro che ripetermi quanto mi sarebbe piaciuto leggere qualcos'altro di Dan Brown, autore che personalmente apprezzo moltissimo. 
C'è chi dice che i suoi libri sono commerciali (ma qualcuno mi può fare il nome di un autore con fini NON commerciali?), ma secondo me ha una penna eccezionale. Poi sarà pure perché il suo Il codice da Vinci è stato, anni fa, il mio primo vero thriller e, insomma, una cosa tira l'altra e mi sono affezionata a lui e ai suoi romanzi.


Era da tempo, come dicevo prima, che desideravo leggere qualcos'altro di suo e la scelta, se avessi voluto continuare la serie canonica di Robert Langdon, sarebbe dovuta ricadere su Il simbolo perduto, terzo della serie e l'unico che ancora mi manca. E allora vi chiederete, perché mi sono buttata su Inferno
Il motivo è puramente logistico: volevo, infatti, leggere il libro in formato cartaceo e, dovendolo portare nella borsa/o zaino, ho optato per quest'ultimo solo perché ho comprato tanto tempo fa il tascabile da 5€ (oramai introvabile e non si sa perché!!!).

Confesso che inizialmente la storia mi è parsa un po' così così... c'era qualcosa che non mi convinceva e, anzi, ho trovato quei primi capitoli un po'  noiosetti. Il bello è arrivato (se non ricordo male) attorno alle 100/200 pagine. Da lì il vecchio caro Dan è partito e nessuno l'ha più fermato.



Lo stile della scrittura è sempre lo stesso: scivola via come pochi, si legge senza segni di fatica e ci si affeziona di nuovo al grande Langdon (anche se Dan dovrebbe spiegarmi perché ogni buona volta c'è una tizia carina che gli casca ai piedi! Eh, Dan?!?!?).  
Dunque, dicevo: lettura scorrevolissima e dulcis in fundo... paranoie venite a me!!! Chi, infatti, si accinge a leggere un libro di questa serie deve essere preparato alla prossima apocalisse in atto. Come sempre l'autore riesce a far riflettere tantissimo il lettore sull'argomento del libro. Mi è capitata la stessa cosa con gli altri due volumi, ovvero Il codice da Vinci e Angeli e demoni. Se avete voglia di riflettere in maniera approfondita su un particolare argomento che il buon Dan vi metterà letteralmente sotto gli occhi, questa serie fa per voi!

Il tema di Inferno è a tratti apocalittico, a tratti distopico (e bravo Dan! Il re degli autori commerciali!!! xD), ovvero: se la popolazione continuasse ad aumentare a dismisura e l'unica cosa che potrebbe salvarla è eliminarne una buona parte per non farla estinguere: lo fareste? È questo il quesito che questo libro e questa storia ci pongono. 

I temi che vengono trattati sono tanti e spesso mettono i brividi. Non so quanto ci sia di vero in quello che l'autore ha scritto (anche se penso che i dati dell'OMS sul numero delle persone su questo pianeta sia incredibilmente reale), ma veramente spingono il lettore a porsi delle domande.

Quella di Dan Brown è una delle mie serie preferite (poi diciamolo: è l'unico autore di thriller che digerisco, almeno finora) e non posso non consigliare questo suo libro come tutti gli altri. Ok, forse La verità del ghiaccio non tantissimo! xD


Inoltre, sono curiosa di leggere La fuga di Logan di W.F. Nolan e G.C. Johnson, edito in Italia da Mondadori alla fine degli anni '70 - opera citata da Dan Brown all'interno del suo romanzo - anche se per il momento vorrei evitare ulteriori paranoie (sulla teoria della negazione perlomeno hai ragione, Dan!). 

Quindi: leggete questo libro se avete voglia di un po' di avventura, di tanta bella Italia e di tanto, tanto mistero e azione. Se siete, poi, degli appassionati di arte, questo romanzo fa proprio per voi! 
Io nel frattempo cercherò di recuperare Il simbolo perduto,  visto che prossimamente inizieranno a girare il film anche di questo terzo volume! :) 


Ilaria

martedì 17 marzo 2015

Recensione "Il signore delle mosche" di William Golding

Buongiorno readers!!
Come state??Mi scuso per essere stata assente negli ultimi giorni ma non ho avuto il tempo per passare nei vostri angolini, per me sta iniziando un periodo un po' movimentato tra ristrutturazione, burocrazia e trasloco quindi non riuscirò a passare da voi tanto quanto prima...mi spiace molto ma sono euforica per questo cambiamento e me lo voglio godere tutto!! *-*
Bene, dopo questa premessa posso lasciarvi alla mia recensione felice almeno di aver spuntato un nuovo libro dalla mia 2015 Classics Challenge!!
Come sempre lasciatemi le vostre impressioni! ^^

Titolo: Il signore delle mosche
Titolo originale: Lord of the flies
Autore: William Golding
Pagine: 239
Anno di pubblicazione: 2001 (1954)
Editore: Mondadori
ISBN: 978-8804492467
Prezzo di copertina: € 9.00

Trama: Un aereo cade su un'isola deserta mentre è in corso un conflitto planetario. Sopravvivono solo alcuni ragazzi che si mettono subito all'opera per riorganizzarsi senza l'aiuto e il controllo degli adulti. Sembra il prologo ideale per un romanzo d'avventura che celebri il pragmatismo e il senso della democrazia britannici. Qualcosa invece comincia a non funzionare come dovrebbe, emergono paure irrazionali e comportamenti asociali, da cui si sviluppa una vicenda che metterà a nudo gli aspetti più selvaggi e repressi della natura umana. "Il Singore delle mosche", 14 milioni di copie vendute solo nei paesi di lingua inglese, è la prova d'esordio e il manifesto di William Golding, premio Nobel per la letteratura nel 1983, che ama riconoscersi e riassumersi in questa frase: "L'uomo produce il male come le api producono il miele".
Voto

“Lord of the flies” è un libro che ho sempre voluto leggere, un classico della distopia che però già ad inizio lettura sapevo quasi per certo sarebbe andato a finire nel gruppo con Orwell e Bradbury, distopie diverse tra loro ma che per qualche ragione non sono riuscita ad apprezzare completamente. 

E' un romanzo crudo e violento che ci trasporta in una realtà assurda e inimmaginabile: un gruppo di ragazzini sono sopravvissuti ad un incidente aereo e ora si trovano dispersi su un'isola, quello che all'inizio può sembrare loro un'avventura, un gioco e una situazione libera dalle regole degli adulti si trasformerà ben presto in una lotta alla sopravvivenza, il più debole contro il più forte, raziocinio contro istintività.

I temi sottolineati sono proprio questi: bene contro male, razionalità contro primitività, il ritratto negativo dell'uomo che non riesce a tenere a freno gli istinti primordiali e animaleschi ma ancor più sconcertante è che Golding prenda come esempio la figura che nel mondo è simbolo di innocenza: il bambino.

Il suo romanzo è l'esempio di una visione pessimistica dell'animo umano, ricordiamoci che scriverà “L'uomo produce il male come le api producono il miele” proprio perchè secondo Golding l'uomo è fondamentalmente cattivo; in questo romanzo infatti protagonista non è un uomo che ha sulle spalle esperienze di vita che potrebbero averlo portato alla disperazione, ma un gruppo di bambini a simboleggiare che l'uomo senza educazione ed esempi di vita e lontano da una società plasmatrice, possa diventare presto cattivo e “bestiale”.

Ed esempi lampanti di ragione e istinto sono proprio i due personaggi principali, i “capi” delle due fazioni contrapposte: Ralph e Jack. Il primo è la rappresentazione della logica e della ragione, è il leader votato dal gruppo e si sente responsabile della loro salvezza, con la fissa del fuoco (unica mezzo per la sopravvivenza) e dei rifugi, cerca sempre di essere pensante e razionale ma per quanto sia buono cade un po' nell'alterigia e nella freddezza. Jack è esattamente l'opposto, impulsivo e arrogante, ha istinti violenti e i suoi atteggiamenti incutono timore, è il personaggio negativo del romanzo in contrapposizione sempre al primo. Ma per spiegarvi meglio vi lascio due passi che mi hanno colpita su entrambi:

"Jack pensò a una nuova truccatura. Si passò il bianco su una guancia e intorno a un occhio, poi fregò di rosso l'altra metà del volto e tirò un frego nero attraverso tutta la faccia dall'orecchio destro alla mascella sinistra. Guardò la sua immagine allo stagno, ma il suo respiro turbava lo specchio.
<Sammeric!Datemi una noce di cocco. Una vuota.>
S'inginocchiò, con quella coppa d'acqua. Una chiazza tonda di sole venne a cadere sulla sua faccia, e qualcosa di lucente apparve in fondo all'acqua. Egli guardava stupefatto, non vedeva più se stesso, ma uno sconosciuto che faceva paura. Rovesciò l'acqua e balzò in piedi, ridendo eccitato.
Accanto allo stagno sul suo corpo nervono, stava una maschera che affascinava e spaventava. Cominciò a ballare, e le sue risa divennero sanguinarie. Fece una capriola verso Guglielmo, e la maschera sembrava una cosa indipendente, dietro la quale Jack si nascondeva, liberato dalla vergogna e dalla coscienza di sé. "

 "Improvvisamente, mentre camminava lungo l'acqua, si sentì sopraffatto dallo stupore. Si accorse che cominciava a capire come fosse faticosa quella vita, nella quale ogni sentiero era nuovo, e una parte considerevole del tempo in cui si stava svegli si doveva passarla a guardarsi i piedi. Si fermò, osservando la sabbia, e ricordando la prima esplorazione entusiastica come se fosse parte di un'infanzia più bella, sorrise con scherno. Poi si voltò e tornò alla piattaforma, col sole negli occhi. Era ora di riunire l'assemblea e, mentre camminava nello splendore accecante del sole, si ripassò accuratamente il discorso che stava per fare. Non bisognava fare sbagli in quell'assemblea, non perdersi dietro a cose immaginarie.
Si smarrì in un labirinto di pensieri resi più confusi dalla mancanza di parole adatte a esprimerli. Si accigliò, e riprovò a pensare.
Quell'adunata non doveva essere un gioco, ma una cosa seria."

Riconosco i meriti al libro e a Golding ma purtroppo non sono riuscita ad apprezzarlo del tutto, è un libro che non scorre liberamente e fatica a decollare, ci ha messo quasi un centinaio di pagine per catturarmi un po' e credo che questa lettura sia stata la conferma che i classici della distopia non facciano per me.

Detto questo, ne consiglio comunque la lettura soprattutto agli amanti del distopico odierno almeno per scoprire le origini del genere e i veri romanzi distopici!

mercoledì 4 febbraio 2015

Mini recensione "Resta sempre qui" di Gayle Forman

Buon pomeriggio, lettori! Oggi vi parlo del secondo e ultimo volume della serie If I Stay, serie alla quale non ho dato voti particolarmente alti (la media dei due libri insieme è di 3,25 stelline, non proprio il massimo!), ma che nonostante tutto è riuscita ad entrarmi dentro per la forza e bellezza dei personaggi, grazie soprattutto al film che ne è stato tratto. Ho già pubblicato la recensione del primo volume, Resta anche domani e Pila gli ha dedicato una puntata di Movies Mania, che vedrà presto la luce.
Titolo: Resta sempre qui
Serie: If I Stay #2
Autore: Gayle Forman
Traduttore: Maurizio Bartocci
Pagine: 265
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2014 (2011)
ISBN: 9788804647423
Prezzo di copertina: € 15,00


Trama: Sono passati tre anni dall'incidente che ha cambiato per sempre la vita di Mia e Adam e che li ha separati. Solo la musica ha ricucito lo strappo che si è aperto nelle loro esistenze. Mia è un astro nascente della musica classica. Adam è una rockstar, inseguita e acclamata dai fan di tutto il mondo. I loro occhi tornano a incrociarsi per caso una sera a New York, durante un concerto di Mia alla Carnegie Hall. Mia, l'unico volto che Adam abbia mai cercato in quelli delle sue fan, e nei suoi ricordi. La musica fa vibrare il passato, risveglia emozioni perdute, colma i vuoti nel cuore di Adam. Quando le loro dita tornano a sfiorarsi, tutte le inquietudini si placano: l'alba svelerà a entrambi che la promessa che Adam ha fatto a Mia - il suo segreto, la sua vergogna - in realtà è la loro unica salvezza.
Voto:


In questo secondo e ultimo volume della serie ci ritroviamo catapultati dopo 3 anni i fatti del primo libro, Resta anche domani. Ritroviamo Mia e Adam più grandi, diventate delle star nei loro settori e con una vita che prosegue avanti senza la compagnia dell'altro, perché nel frattempo è successa una rottura e i due non stanno più insieme. La voce narrante questa volta è di Adam, l'ex ragazzo di Mia, che vive in una situazione di dipendenza dai farmaci e con tante fobie in un periodo di ascesa e di grande fama del suo gruppo rock, gli Shooting Star. La rottura però non è avvenuta solo con Mia, ma anche con il suo modo di vivere e la sua band.

Se il primo romanzo era stato devastante, il seguito è triste e sconsolante: chi si ricordava un bellissimo ritratto dei protagonisti adolescenti adesso si ritrova davanti due semi-adulti che devono fare i conti con quello che è successo nel loro recente passato, solo 3 anni prima e che cercano di affrontare una nuova vita che certe volte li svuota completamente.


La scrittura della Forman è come sempre scorrevole e piacevole da leggere, ma sento che è mancato qualcosa rispetto al primo volume, come quasi sempre capita nelle serie. 
È un libro più maturo e per certi versi più doloroso del primo, ma non manca comunque l'happy ending, che considerati i protagonisti mi aspettavo per forza di cose: Mia e Adam erano legati da un'amore troppo forte per non resistere a tutto. 

In definitiva mi sento di consigliare il romanzo e la serie a chi ama le storie drammatiche, ma anche a chi ha voglia di leggere dei romanzi che, pur avendo un peso emotivo, si leggono in poche ore e con molto trasporto, con personaggi che entrano nel cuore e che sarà difficile dimenticare, anche se la storia, da parte della Forman, poteva essere raccontata in maniera migliore.



mercoledì 28 gennaio 2015

Recensione "Resta anche domani" di Gayle Forman

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo di un libro che ho letto in seguito ad aver visto ed essermi innamorata del film: Resta anche domani. È un titolo particolarmente conosciuto se non sbaglio (probabilmente io sono una delle ultime ad averlo conosciuto! xD) e mi è piaciuto molto, anche se non ho potuto fare a meno di notare qualche difetto qua e là.
Titolo: Resta anche domani
Serie: If I Stay #1
Autore: Gayle Forman
Traduttore: Simona Mambrini
Pagine: 245
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2014 (2009)
ISBN: 9788804646792
Prezzo di copertina: € 15,00


Trama: Non ti aspetteresti di sentire anche dopo. Eppure la musica continua a uscire dall'autoradio, attraverso le lamiere fumanti. E Mia continua a sentirla, mentre vede se stessa sul ciglio della strada e i genitori poco più in là, uccisi dall'impatto con il camion. Mia è in coma, ma la sua mente vede, soffre, ragiona e, soprattutto, ricorda. La passione per il violoncello e il sogno di diventare una grande musicista, l'ironia implacabile di Kim e la scazzottata che ha inaugurato la loro amicizia, l'amore di un ragazzo che sta per diventare una rockstar e la prima volta che, tra le sue mani, si è sentita vibrare come un delicato strumento. Ma ricorda anche quello che non troverà al suo risveglio: la tenerezza arruffata di suo padre, la grinta di sua madre, la vivacità del piccolo Teddy, l'emozione di vivere ogni giorno in una famiglia di ex batteristi punk e indomabili femministe. A tanta vita non si può rinunciare. Ma cosa rimane di lei, adesso, per cui valga la pena restare anche domani?
Voto: 


Partendo dalla premessa che se non fosse stato per il film (che vi consiglio e che ho adorato e del quale Pila ve ne parla qui), molto probabilmente non avrei letto questo libro, per 2 motivi:
1. la trama non mi attirava (evito i libri tristi o con storie strappalacrime e anche questo non avrebbe fatto eccezione);
2. la sua media su aNobii, della quale mi fido quasi ciecamente, è di 3,5 stelline: non rientrava  insomma fra le mie prossime letture con la priorità. 

Come dicevo, quindi, il film mi è piaciuto così tanto che ho deciso che dovevo assolutamente avere e leggere anche i libri, infatti la serie è una duologia, composta da due volumi: Resta anche domani e Resta sempre qui.

Mi risulta impossibile non confrontare libro e film, ma cercherò di essere obiettiva e analizzare per adesso soltanto il romanzo.

La scrittura della Forman mi è piaciuta: è pulita, semplice e scorre via benissimo (ho letto il libro in circa 4 ore, tanto per capire quanto è scorrevole!). La storia è bellissima, raccontata bene. Quello in cui pecca però è la caratterizzazione dei personaggi: nel libro ognuno di loro ha una forte personalità che, però, non spicca molto leggendo e il lettore si trova distaccato sia nei loro confronti e in alcuni casi anche in quelli della storia raccontata. Altra pecca il fatto che la Mia "fantasma" del libro non prova emozioni: racconta al lettore tutto quello che succede in maniera distaccata. La sua intera famiglia muore e lei quasi non prova nulla. È vero che da parte della protagonista ci sia rammarico nel non provare emozioni, lei stessa si chiede come possa essere possibile una cosa del genere, però penso che sia stata una mossa falsa dell'autrice: coinvolgere il lettore, specie nella situazione drammatica che si crea, dovrebbe essere stato fondamentale. Questo però non significa che i momenti emozionanti e commoventi nel libro non manchino: l'impatto della storia, caratterizzazione o meno, è troppo forte per non arrivare al cuore di chi la legge.
Nel secondo volume, Resta sempre qui, si viene catapultati dopo 3 anni di distanza dalla fine del primo romanzo e non vedo l'ora di iniziarlo perché voglio sapere come prosegue la storia!!! *_*

Tornando al film, è stato fatto davvero un bel lavoro: hanno preso e migliorato quello c'era già di buono nel romanzo: la famiglia, gli amici di Mia e il suo fidanzato Adam, che sono stati resi belli com'erano nel romanzo, ma con un'umanità tangibile: quello che, secondo me, mancava nel romanzo in certi passaggi era l'empatia che i personaggi dovevano trasmettere al lettore e che è la formula vincente del film


Fra l'altro, mi rendo conto solo adesso di non avervi ancora accennato, ma nella storia una componente importantissima è la musica: i genitori di Mia ai tempi erano dei punk e rockettari scatenati, Mia suona il violoncello, Teddy, il suo fratellino, suona la batteria come il padre e Adam ha un gruppo punk che si chiama Shooting Star.

In conclusione, consiglio questo libro a chi AMA la musica, in ogni sua sfumatura e genere anche di leggere sia il libro che di vedere il film perché per certi versi si completano l'un l'altro e insieme fondono una bellissima storia e soprattutto dei personaggi che riescono a toccare il cuore di lettori e spettatori



venerdì 28 novembre 2014

Recensione "E alla fine successe qualcosa di meraviglioso" di Sonia Laredo

Buongiorno, lettori! ^^ Quest'oggi pubblico ad un orario insolito per noi, perché ho pensato di pubblicare prima di andare a Milano per fare un esame di gruppo! :) Vi lascio la recensione di E alla fine successe qualcosa di meraviglioso, un libro uscito qualche settimana fa, per il quale ringrazio la Mondadori di avermi dato la possibilità di leggerlo! :)
Titolo: E alla fine successe qualcosa di meraviglioso
Autore: Sonia Laredo
Traduttore: Maria Rosaria Caputo
Pagine: 348
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2014
ISBN: 9788804644552
Prezzo di copertina: € 16,00

Trama: Dopo una brillante carriera come editor, la quarantenne Brianda Gonzaga viene improvvisamente licenziata. Tutte le sue certezze crollano in un attimo, ma decide di non lasciarsi abbattere e di rifugiarsi, come ha sempre fatto, nel mondo delle possibilità infinite, quello delle storie. E dopo aver consultato gli adorati libri come un oracolo, sceglie di seguire la via che le hanno indicato: senza pensarci due volte prende un volo per il nord della Spagna, noleggia un'auto e si lancia in una nuova, sconosciuta avventura alla riscoperta di se stessa.
Ma il destino ha in serbo per lei ancora grandi sorprese... Ben presto si troverà così a lavorare nella libreria di Nuba - un paesino incantato lungo il Cammino di Santiago - come braccio destro di Lorenzo, lo storico libraio che diventa subito il suo migliore amico e la sua guida spirituale. Ma anche l'amore farà capolino da dietro un angolo e sarà inatteso, travolgente e la turberà nel profondo. E alla fine... Alla fine succederà qualcosa di meraviglioso...
Voto:



La prima edizione
del libro!
La curiosità di questo libro risiede nell'anonimato dell'autrice: Sonia Laredo, infatti, non è altro che - cito la breve biografia che fornisce la Mondadori - lo pseudonimo di una donna che lavora nell'ambiente editoriale spagnolo e che preferisce mantenere segreta la propria identità. Quindi non sappiamo chi è, ma alla fine, dopo aver terminato il libro, posso dire di averla "conosciuta" indirettamente grazie a quello che le sue pagine e parole mi hanno trasmesso.
Non sappiamo dunque l'età dell'autrice, ma la cosa più importante che emerge dal suo romanzo è il forte, enorme e vasto amore per i libri, che a noi lettori basta e avanza come "presentazione".

Passando a parlare invece del libro, racconta in parole povere di una editor di Madrid, che si chiama Brianda e che da quanto si evince ha circa una quarantina d'anni (ma anche meno). Brianda viene licenziata dopo 20 anni di lavoro e allora, visto che è orfana e non ha nessun legame a tenerla in città, decide di noleggiare un'auto e fare un viaggetto per cercare di capire cosa fare adesso nella vita. Lungo la strada scoprirà questo paesino quasi fiabesco e sperduto, Nuba, nel quale, dopo aver trovato un cartello con su scritto che si cede per pensionamento la libreria del paese, la Locus Docendi, decide di provare a chiedere. Da lì conoscerà il mitico don Lorenzo e inizierà la sua nuova vita.


"Il tesoro di don Lorenzo.
Sì, mi dissi, forse questo e non altro era il suo tesoro: i libri.
Libri e ancora libri. Più cari e preziosi dei lingotti d'oro.
Perché - molto di più dell'oro - i libri aiutano a vivere. A vivere meglio. A vivere davvero."

Ho trovato il libro nel suo complesso piacevole, scritto bene, ma non perfetto: a volte ho trovato alcune pagine e situazioni descritte troppo a lungo, come se l'autrice girasse in tondo a quello che volesse dire, mettendoci più del dovuto. Non ho poi amato tantissimo i discorsi profondi, filosofici e per metafore dei protagonisti, che come sempre, non fanno per me.


Nonostante tutto, però, il libro è gradevole e si lascia leggere tranquillamente: personalmente ci ho messo più del dovuto a finirlo a causa di impegni personali, ma è uno di quei libri che una volta iniziato si finisce dopo pochissimi giorni.

Lo consiglio senz'altro a chi vuole leggere un romanzo a tratti profondo e con grande riflessioni sulla vita, con un tocco di mistero e per chi non ha altro desiderio nella vita che abbandonare tutto, trovare la Nuba dei suoi sogni e vivere con un libraio e una gigantesca libreria come unica compagnia: in pratica tutti quanti noi avidi lettori! :D